Pubblichiamo volentieri una interessante nota del dott.Sergio Pezza, presidente della Sezione Penale del Tribunale di Benevento sulle qualità di un Dirigente, alla quale segue – sempre in tema di incarichi direttivi – il primo di una serie di osservazioni sul tema da parte del dott.Roberto Carrelli Palombi, Presidente del Tribunale di Siena.

Chiunque abbia avuto esperienza di vita in ufficio, sa benissimo che il suo funzionamento non è dovuto solo all’ organizzazione interna o alle regole vigenti, ma anche e soprattutto all’armonia dei rapporti fra le persone al suo interno.

Rapporti cordiali, aperti, umanamente validi, rendono non solo piacevole la vita di tutti, ma riflettono i loro benefici effetti sul funzionamento dell’ Ufficio e quindi sul servizio reso.

Questa verità è ormai patrimonio delle aziende private, che, al momento di assumere un dirigente, cercano non solo le competenze tecniche, ma anche le qualità umane, quelle che servono per tenere unito un gruppo e farlo rendere al meglio. Pare quindi evidente che oggi un leader non è più il  “sergente di ferro” che incute rispetto e timore, ma è una persona che sa creare e tenere unito un “gruppo” riuscendo ad ottenere il meglio da ognuno.

Leader è colui che riesce a gratificare i suoi uomini mettendo in evidenza il positivo di ognuno e che attribuisce ai meriti di tutti il successo e il buon funzionamento dell’ Ufficio. Nel nostro settore, un responsabile ufficio GIP, al momento della esecuzione di una importante misura cautelare, dovrà gratificare il giudice che l’ha emessa, così come l’addetto alle fotocopie e tutta la struttura amministrativa che ha reso possibile il risultato. Ognuno deve trarre gratificazione dal sentirsi parte di un gruppo affiatato e che funziona bene, perché l’essere umano non vive solo di stipendio, checché se ne dica. Il dirigente dal canto suo dovrà attutire tutte le distanze di ruolo, affinché il rispetto non sia frutto di timore reverenziale verso il più alto in grado, ma derivi spontaneamente da stima ed anche affetto personale.

La considerazione pretesa e imposta è sintomo di incapacità di un leader. La vera stima deve nascere sincera e deve essere meritata con il comportamento, non imposta facendo leva sul ruolo ricoperto.

Allo stato queste qualità umane, così necessarie per qualsiasi dirigente, sono rimesse alla maturità personale del singolo, ma non sono oggetto né di formazione specifica e neppure di valutazione “ad hoc” al momento del conferimento di un incarico direttivo o semidirettivo. Eppure oggi non manca la produzione scientifica che affronta sistematicamente questi temi (V. per tutte l’opera di Daniel Goleman, che ha studiato approfonditamente le qualità di un leader moderno).

Auspico pertanto che questi temi siano affrontati dal futuro CSM, affinché la formazione dei dirigenti degli Uffici diventi davvero moderna e completa.

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